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Stop tagging and quit dope (No Comments)

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Il mio primo pezzo (copiato da uno di Rendo di epoca precedente, sorry bro) del 1992 era dedicato alle cosiddette regole dell’Hip Hop: No smoke, No alchool, No drugs. Può sembrare naif e ingenuo, ma v’assicuro che all’epoca erano sulla bocca di tutti. Tutti siamo stati naif e ingenui, ognuno ha qualcosa di cui s’è pentito, ma c’è pur sempre un limite. Sempre fuori luogo, sempre “non appartenente”, sempre ai margini per “non uniformarsi” e “fare come fanno tutti gli altri”, sempre noto per pensare “fuori dalla scatola”: il mio modo di essere me stesso, mai un vezzo, ma una convinzione profonda. Ogni istante della vita scorre via e non tornerà più, ed io lo voglio vivere al 100%, senza aiuti chimici extracorporei o azioni estreme per cercare picchi adrenalinici. Se c’è una discesa da fare in neve fresca non cerco un couloir largo 3 metri col 60% di pendenza; se c’è da dipingere con gli spray, non cerco un treno o un muro illegale; se c’è da divertirmi o fare festa non cerco una pasticca o un volo col bungee, o 10 birre. Sempre risposto NO GRAZIE a chi mi offriva sigarette, canne, serate drinks, markers o spray per taggare. Mi sono sempre sentito dire di pensare troppo, che la vita è una, e che te ne frega tanto sei giovane, e che bisogna provare tutto almeno una volta, e che tanto si muore in ogni caso…

Già a quel tempo, 18 anni fa, da poco presi gli spray in mano, consideravo il tagging uno strano paradosso. Troppe volte ho letto e sentito dire che i tags e i treni dipinti illegalmente erano la risposta degli “artisti” soffocati dalla mancanza di sfoghi, costretti all’illegalità dal sistema che non metteva a disposizione spazi per esprimersi con uno spray in mano. Quasi tutte le volte era pura ipocrisia, mero tentativo di giustificare l’ingiustificabile. Esprimevo le mie perplessità scrivendo sui miei muri “not a writer, not a b-boy, just a man” A tutt’oggi ci sono writers hardcore che affermano di restare nell’ombra e nell’illegalità ad ogni costo come risposta a un sistema sbagliato: Bando per esempio, che 20 anni fa comparava i tags al bombardamento pubblicitario al quale siamo sottoposti, usando la stessa violenza quando affermava che bisogna taggare a tal punto da far abbandonare la sfida a chi pulisce…però le tele le vende, eccome, il “purista”, il “bomber”, il “vandalo”. All’epoca c’era chi affermava che dipingere negli “halls of fame” (muri legali) era da toys (incompetenti) e che aveva senso solo bombardare treni e muri…ora invece fa l’artista post-graffiti, coi capelli acconciati all’ultimo grido e le sneakers disegnate a mano…

Una valanga di stronzate egotistiche? Penso di si. Una storiella fritta e rifritta, una ripetizione e un adattamento alle realtà locali di tutto il pianeta, di ciò che è avvenuto a New York City negli anni ’70 e 80′? Penso di si. Sottolineo di riferirmi al tagging e al bombing in questa mia dissertazione.

Queste due forme di vandalismo attraggono schiere di adolescenti, soprattutto in questo periodo storico, gli albori della rivoluzione dell’informazione.

Sanno benissimo che la parte vandalica della “cultura” Hip Hop li porterà ad essere rispettati una volta compiuta la parabola (bombing, treni, halls of fame, conventions, tele, “post-graffiti”, gallerie d’arte…), la gavetta illegale,

quindi soccombono alla scimmia del tagging e del bombing, un tipo di scimmiottamento appunto, una pericolosa imitazione di “chi crede di andare controcorrente trasgredendo” simile a quello di chi utilizza sostanze stupefacenti, in modo dipendente o meno.

Angelo Langè si batte contro l’illegalità che fa tendenza, contro ogni tipo di sostanza stupefacente, e contro ogni dipendenza da esse. L’ho conosciuto ad Aosta, grazie a una giornalista della RAI VDA, in occasione di un incontro con i giovani promosso dalla Regione e da un sindacato di Polizia. Angelo era li con la sua squadra, l’U.O.C.D. della Questura di Milano, star insieme a Raoul Bova del film Sbirri.

Angelo non ha mai fatto parte del movimento Hip Hop, utilizza gli spray mescolandoli con altre tecniche per esprimere la sua arte. Neanchè Angelo è un writer, ma è giornalmente a contatto con giovani e meno giovani che cadono nella rete della sua squadra. Parla con loro “vestendo i loro panni”, mettendosi sul loro stesso piano, cercando di farli ragionare, di fargli capire che quello che fanno non ha senso, che è stupido, superficiale, monotono, pericoloso (per se e gli altri). Le esperienze giornaliere di Angelo sono fuori dal comune, e lui le esprime nelle sue opere d’arte. Come me dipinge con gli spray, come me contribuisce a scrostare da questo utensile il pregiudizio dell’equazione “bomboletta spray=graffiti=vandalismo”.

Considerare chi dipinge con gli spray un vandalo, con cameratesche allusioni o superficiali e plateali dimostrazioni di ignoranza, è come dare del terrorista a chi scrive articoli contro le malefatte dell’establishment, criminalizzando o etichettando come pericolosi, i mezzi che usa (matita, penna, tastiera del computer). E’ un modo per indicare un problema ma prendersela col dito indice, invece di tentare di risolverlo.

E’ come prendersela con la droga invece di tentare di eliminare il problema che porta ad abusarne.

il 09/01/2010 su RAIDUE, nell’edizione delle 20.30 del TG2 è stato trasmesso un Servizio contenente un mio intervento, insieme a quello di Raoul, Angelo e Frode. Eccolo:

Ho avuto la fortuna di dipingere in piazza a Rieti, con loro e gli altri amici artisti spray di Rieti, per realizzare delle opere atte a diffondere la legalità e il rifiuto delle droghe. Abbiamo dipinto un camion della nettezza urbana, uno scuolabus del comune di Rieti e 4 pannelli in plexiglas, messi poi all’asta per raccogliere fondi per la fondazione Capitano Ultimo, della quale Raoul Bova (organizzatore e “presta-faccia” della manifestazione) è presidente.

Il mio pannello contiene una serie di domande rivolte a un ipotetico writer in erba, da me formulate. Un gioco di parole, in inglese, ognuna delle quali contiene “TAG”, ripetuto quindi più volte, per simboleggiare il bombardamento vandalistico e fastidioso al quale è sottoposto chi vive in grossi centri abitati, un pò ovunque nel mondo occidentale. Il figurativo a sinistra della frase è uno dei primi bozzetti da me disegnati, risale al 1990, quando la parte vandalistica mi tentava moltissimo. La serie di frasi è questa:

Are you intelligent enough to STOP TAGGING? Is it really Hip Hop heriTAGe? Isn’t it a disadvanTAGe? A conTAGious upsTAGed saboTAGe? An anTAGonist vanTAGe? Doesn’t it make you a sTAGgering hosTAGe? A backsTAGe proTAGonist in shorTAGe of straTAGems?

Quanto avete appena letto, rappresenta una serie di opinioni e analisi dei fatti del tutto personale.
Una precisazione ulteriore va fatta riguardo alla mia idea sul termine “Graffiti”. Per me rimane un’etichetta giornalistica che non rispecchia affatto la realtà, quindi tendo a metterla tra virgolette e a dissociarmi da chi la usa per descriverci, rispettando comunque la loro cognizione di questa forma d’arte. Per quanto mi riguarda, quello che faccio potete chiamarlo Arte Spray.
Vi invito a commentare in massa per esprimere le vostre opinioni!

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My first piece (copied from a previous era of Rendo’s, sorry bro) of 1992 was dedicated to the so-called rules of Hip Hop: No Smoke, No Alchool, No drugs. It may seem naive and innocent, but I assure you that at the time were on everyone’s lips. I was naive and ignorant myself, and did things I slightly regret, as anybody else. Always out of place, always an outsider, always on the edge for failing to comply and do what everybody else is doing, always known for thinking “out of the box”: my way to be myself, never a habit, but a conviction. Every moment of life goes away and never comes back, and I want to live to 100% without any extracorporeal chemical aid or extreme actions to seek thrills. If there is a pow day to snowboard, I won’t look for 3 meters wide couloir with 60% gradient, if there is to paint with spraycans, I won’t go for a train or an illegal wall and if there is to have fun I won’t use pills or do bungee because AJ Hackett’s partner tells me that if I won’t I’m a chicken (it really happened in New Zealand…), or 10 beers. Always answered NO THANKS to those who offered me cigarettes, joints, too many drinks, markers or spray for tagging. They always said that I think too much, that you only live once, and that you care too much, you’re young, and you have to try everything at least once, and that we’ll all die anyway…

18 years ago, as I started using spraycans on walls, I considered tagging a strange paradox. Too many times I’ve read and heard that the illegally painted tags and the trains were the response of “artists” stifled by the lack of outlets, forced to lawlessness by the system that doesn’t offer areas to express oneself with spraycans. Almost every time it was pure hypocrisy, the mere attempt to justify the unjustifiable. I expressed my doubts and my stance by writing on my walls: “not a writer, not a b-boy, just a man”. To date there are writers who claim to be hardcore and stay illegal in the shadows at all costs in response to a wrong system : Bando for example, that 20 years ago comparing the tags to the bombing of advertising we face everyday, used the same violence when he said that we need to tag so much so to force those who cleans to stop trying … but he sells his canvases all right, the “purist”, the “bomber”, the “vandal”. At that time there were those who argued that painting in the “halls of fame” (legal walls) was for toys (incompetents) and that only made sense to bomb trains and walls … now they’re posing as post-graffiti artist, with their fashionable hairdos and hand designed sneakers …

An avalanche of egotistical bullshit ? I think so. A fried and refried little story, a repetition and adaptation to local environments around the planet, to what happened in New York City in the 70’s and 80 ‘? I think so. Please be aware that I refer to the tagging and bombing in my dissertation.

These two forms of vandalism attract crowds of teenagers, especially in this historical period, the dawn of the information revolution.

They know that the vandalistic part of Hip Hop “culture” will lead them to be respected immediately after the usual parable (bombing, trains, halls of fame, conventions, canvases, “post-graffiti”, art galleries …), the illegal apprenticeship,

therefore they succumb to the monkey of tagging and bombing, mimicking the “tag kings”, a dangerous imitation of “who thinks that transgressing is going against the flow”, similar to that of dope heads, wether junkies or “recreational users”.

Angelo Langè is fighting against this trendy lawlessness, against any type of drug, and against any dependence on them. I met him in Aosta, thanks to a journalist from RAI VDA, during a meeting with young people sponsored by the Region and a Police Union. Angelo was there with his team, the U. O.C.D. from the police headquarters in Milan, star of the film along with Raoul Bova in the movie “Sbirri”.

Angelo has never been part of the Hip Hop movement, he uses sprays mixing them with other techniques to express his art. Angelo is not even a writer, but is in contact with young and old who fall in the net of his team on a daily basis. He talk with them “wearing their clothes”, speaking their language, trying to reason with them, to make them understand that what they do doesn’t make sense, that is stupid, shallow, monotonous, dangerous (to self and others). The daily experiences of Angelo are out of the ordinary, and he expresses it in his works of art. Like myself, Angelo uses spraycans and is trying also to scrape from this tool the prejudice of the equation “spray=graffiti=vandalism”.

To consider who paints with a spraycan a vandal with allusions or superficial camaraderie and blatant displays of ignorance, is like calling a terrorist the journalist who writes articles against the misdeeds of the establishment, by criminalizing or label as hazardous, the means he uses (pencil, pen , computer keyboard). It’s a way to indicate a problem but criminalize the finger ponting to it, rather than look for a solution.

It’s like criminalizing drugs instead of trying to eliminate the problem that leads to the abuse of them.

On 09/01/2010, 20:30 Edition of RAI TG2 featured myself, together with that of Raoul, Angelo and Frode. See above for the embed or check on youtube.

I was lucky enough to paint in Rieti, with them and other friends and spray artists of Rieti, to spread lawfulnes and the refusal of drugs. We painted a garbage truck, a schoolbus of the town of Rieti and 4 plexiglass panels, then put on auction to raise funds for the foundation Capitano Ultimo, of which Raoul Bova (organizer and VIP of the event) is President.

My panel contains a series of questions put to a hypothetical budding writer. A play on words, in English, a kind of pun, each of which contains “TAG”, repeated many times, symbolizing the annoying vandalistic bombing and violence which those living in large towns have to live with, all around the western world. The charachter is the realization of one of my first sketches, done in 1990, when the vandalistic appeal was clouding my mind, almost convincing me. The list of sentences is the following:

Are you intelligent enough to STOP TAGGING? Is it really Hip Hop heriTAGe? Isn’t it a disadvanTAGe? A conTAGious upsTAGed saboTAGe? An anTAGonist vanTAGe? Doesn’t it make you a sTAGgering hosTAGe? A backsTAGe proTAGonist in shorTAGe of straTAGems?

What you just read, is a series of opinions and fact analysis that are completely personal.
A further clarification should be done about my idea about the term “Graffiti”. IMHO it is a journalist’s label that does not reflect reality at all, so I tend to put it in quotes and to disassociate myself from those who use it to describe us, while respecting their limited knowledge of this art form. You can call what I do Spray Art.
I invite you to comment in droves to express your opinions!

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